Viaggio a Capo Nord - Siamo a Helsinki
Uno dei tanti traghetti
(8^ parte)
La mattina del 14 agosto, abbandonammo il Circolo Polare Artico e ci dirigemmo senza esitazione verso sud. La strada da Rovaniemi alla capitale Helsinki è un lunghissimo rettilineo che invita ad accelerare. I finlandesi devono essere dei grandi appassionati di motori, infatti spesso incontrammo auto da rally coi motori truccati, marmitte rumorosissime, spoilers improbabili, tutte tappezzate da adesivi coloratissimi. Evidentemente non sarà un caso che la Finlandia esprima tanti talenti tra i piloti di rally e formula 1 come Häkkinen, Räikkönen e Mika Salo.
Invogliati dalla strada, sollecitati dall'atmosfera sportiva e distratti dalla stanchezza di un'intera settimana di viaggio ininterrotto, cominciammo, senza accorgercene, ad accelerare un po' la nostra andatura. Ed ecco che all'improvviso un'auto della polizia che veniva in senso opposto ci intimò lo stop. In quel momento mi trovavo proprio io alla guida e non nascondo che cominciai a temere il peggio. Il poliziotto si avvicinò lentamente alla nostra auto ed esclamò: "you drive too fast!". Naturalmente non trovavo le parole e balbettai qualcosa come "sorry, don't understand". Allora con grande pazienza prese un pezzo di carta e cominciò a scrivere, parlando un inglese perfetto e comprensibilissimo. Mi spiegò che in Finlandia, a differenza che in Italia, il limite massimo sulle strade statali è di 100 km/h mentre noi andavamo a 135 km/h. Poi mi spiegò anche il motivo. "Devi sapere", mi disse, "che la velocità deve necessariamente essere bassa per la presenza di una pista ciclabile sul bordo della strada". Infatti per almeno 300 degli 800 chilometri che separano Rovaniemi da Helsinki, la strada è costeggiata da una lunghissima corsia riservata alle biciclette, "non possiamo mettere a rischio la vita dei nostri bambini", aggiunse. A questo punto ci aspettavamo una multa salata, il ritiro della patente o il sequestro dell'auto. Già ci vedevamo chiusi in cella ad attendere che i nostri genitori venissero a liberarci... e invece nulla di tutto ciò! Il poliziotto ci disse con un sorriso bonario: "Capito tutto? Allora potete andare ma, mi raccomando, andate piano".
Settimo giorno: da Rovaniemi a Helsinki (Finlandia)
La Finlandia è un paese incredibile. Poco popolato come tutti i paesi nordici, ma strapopolato di zanzare. Ci sembrò di vivere una delle dieci piaghe d'Egitto. Per tutto il giorno, malgrado non piovesse, fummo costretti a tenere i tergicristalli in movimento per liberare il parabrezza dalle migliaia di zanzare che continuavano a spiaccicarvisi contro. Spesso dovemmo fermarci e dare un colpo più energico di spugna, ma questa operazione era difficilissima perchè non si riusciva a stare all'aperto senza esserne colpiti. Le solite fermate alle cabine telefoniche per Giuseppe furono una vera sofferenza, avevamo l'impressione che proprio le cabine fossero gli ambienti preferiti di quegli insetti maledetti.
Perchè questo fenomeno? La Finlandia è un paese che ha più laghi che terra ferma. Ce ne sono quasi 200.000! Ci sono zone in cui i laghi sono così numerosi che non si riesce a comprendere se si tratta di tanti bacini collegati tra loro o di un'enorme distesa d'acqua ogni tanto interrotta da isolotti. La strada che attraversa la nazione da nord a sud è praticamente un ponte lunghissimo, che saltella da un lembo di terra a quello successivo.
Il paesaggio non ha niente a che fare con quello norvegese, perché è tutto piatto, tipo la Pianura Padana, ma il contatto con la natura è molto rassicurante. I Finlandesi furono un'autentica sopresa. Simpaticissimi, con una parlata senza dubbio particolare, più simile all'ungherese che agli idiomi scandinavi di matrice anglosassone. E' una bellissima melodia, sembra una cantilena, a volte ricorda cadenze dell'estremo oriente.
Foto ricordo per Gianluca e Massimo
Arrivammo ad Helsinki abbastanza presto. Ne approfittammo per trovare subito un posto per dormire e poi uscire per vedere come fosse il sabato sera finlandese. Tirai fuori il mio mitico manuale dei campeggi ed ostelli scandinavi e cominciammo a girare per la città in cerca degli indirizzi proposti. Arrivammo nella zona in cui fu allestito il villaggio olimpico per i Giochi di Helsinki 1952. Seguendo le indicazioni, l'indirizzo dell'ostello ci portò direttamente dentro lo Stadio Olimpico! Non riuscivamo a capire. L'indirizzo dell'ostello e quello dello stadio coincidevano! Cominciammo a cercare all'interno della struttura e alla fine, effettivamente, lo trovammo. Frequentatissimo da ragazzi, l'ostello era anche piuttosto pulito e ben organizzato. Non ci facemmo scappare l'occasione unica di poter dire di aver dormito nello Stadio Olimpico di Helsinki!
Risolto il problema per la notte, ci recammo in centro. Non c'erano molte auto in giro, mentre c'erano tantissimi ragazzi a piedi. Più ci addentrammo nel cuore della città più ci rendemmo conto che succedevano fatti strani. Ovunque c'erano giovani, giovanissimi, completamente ubriachi che vagavano barcollando come zombie senza meta. Ragazzine non più che quindicenni, con indosso soltanto camicette striminzite e minigonne, vomitavano ai bordi delle strade. Sembrava una scena di quei film sexy-horror degli anni '70! Contemporaneamente c'erano file molto lunghe di ragazzi e ragazze composti, distinti ed elegantissimi, educatamente in attesa di entrare nei locali, probabilmente birrerie o discoteche. C'era un contrasto inconcepibile. Ogni tanto sfrecciavano macchinoni in stile americano anni '50, decappottabili, con ragazze biondissime e bellissime, in abiti succinti, che urlavano e ridevano con una birra in mano. Questa scena, invece, ci sembrò di vivere il film "La dolce vita".
Continuavamo a non capire.
Foto ricordo per Giuseppe e Pietro
(Giuseppe è particolarmente alto... non sono io un nano!)
Il giorno successivo qualcuno ci spiegò l'arcano. Probabilmente per una politica antialcolista, le tasse sugli alcolici erano molto alte e bere era diventato un lusso per pochi. Soprattutto consumare alcolici nei locali più di moda era diventato proibitivo. Pertanto i ricchi erano quelli che facevano la coda per bere all'interno dei locali, i poveri erano quelli che si ubriacavano a casa, prima di uscire. A fattor comune, comunque, non era previsto altro divertimento se non a seguito di una grande sbornia.
Mentre vagavamo con la nostra macchina, una delle poche in questo scenario apocalittico, un'auto della polizia ci fermò ancora una volta. Che giornata! Visto che eravamo gli unici a muoversi in auto, probabilmente, pensammo, non avevamo visto qualche divieto, forse si trattava di un'isola pedonale... Invece il poliziotto, molto meno gentile del suo collega incontrato in mattinata, intimò a Massimo, che stava alla guida, di soffiare in un palloncino. Ci facemmo una risata! C'era un milione di persone ubriache che vagavano per la città e gli unici a cui stavano chiedendo la prova del palloncino eravamo noi che non vedevamo un bicchiere di vino o di birra da almeno 7 giorni!
Naturalmente ci lasciò andare, ma dopo aver girato per la città abbastanza disgustati, la puzza di birra e vomito era ovunque, ci ritirammo ed andammo a dormire.
L'ostello, di notte, non era poi così attraente com'era sembrato qualche ora prima, soprattutto dopo aver assistito a quello squallore in centro. Ma anche stavolta la stanchezza prese il sopravvento (i portafogli ormai erano quasi vuoti) e ci addormentammo di sasso.